martedì 12 agosto 2008

piedi scalzi e oceano mare indiano

piedi scalzi e oceano mare indiano
le due emozioni intense forti vivide di sabato
giorno di gita
zaino in spalla e lasallian jeep (da far concorrenza ai piu' esperti avventurieri)
il viaggio e' stato lungo
ma il muso e' stato sempre fuori dal finestrino affacciata sull'India
che scorreva davanti agli occhi
e non volevo perderne nemmeno un centimetro un albero una pozza un cespuglio
l'andatura era sostenuta e il vento forte certi momenti ho faticato a tenere gli occhi aperti ed era difficile respirare
per l'aria forte e per l'emozione
la strada attraversava i villaggi
quello dei pavoni, presenti in penne e ossa e dipinti sui muri delle case, quello del cotone, quello del granito e della legna
ma in India
non attraversi villaggio senza che,
perche' sono evidentemente forestiera, la gente ti guardi con seria curiosita' e
non appena saluti mani giunte chinando il capo vanacam
i loro volti si aprono in sorrisi luminosi
per i denti che sembrano tanto bianchi a contrasto con la loro pelle
per la calorosa accoglienza che comunicano

luce del mondo
primo tempio
stavo per scendere dal lasallian trabiccolo quando bro. Samy fa cenno che le scarpe devono rimanere in jeep...
...dio mio,
nuda senza protezione aiuto le verruche infezioni
senza scarpe...ma io sono...un'eccezione per me?!
tutti questi flash in un secondo perche' al volo sono scesa e
impatto crash
piedi scalzi sull'asfalto cosa e' meno doloroso guardare dove mettero' i piedi o non pensarci e camminare, in fondo occhio non vede cuore non duole!
comunque sono andata
anche se una parte del cervello e' rimasta fissa su quello che le mie estremita' sentivano
l'asfalto che scotta liscio ruvido
scale
si', per arrivare nella cella sacra si deve salire
li' e' conservata, da una sorta di rozzo custode in longhi giallo, una pietra che gli induisti cosiderano sacra, ha a che fare coni piedi di Brahama ma non ho capito un gran che'
anche perche' ero distratta invaghita ammaliata dai sari delle donne che salivano
le loro caviglie tintinnavano
il velo, col quale con maestria avvolgono il loro corpo, lascia liberi dei lembi che sinuosi colorati variopinti danzavano col vento

si riscende non senza prima aver rubato qualche istantanea ad ignari !!!
si riscende dal santuario luogo sacro da camminarci scalzi
cuore del commercio di ninnoli e souvenir (...e tutto il mondo e' paese!)
la jeep ci ha sballottato verso l'altro tempio questo e' nel cuore della citta'...dina
(sottointeso che la toponomastica va riempita di un immaginario altro!)
ci siamo fermati al bordo di quella che dovrebbe essere una strada principale scendere senza scarpe
impatto
asfalto bollente sassolini
vista altezza piedi affollatissima c'era un via vai incredibile al colpo d'occhio sembrava un formicaio
persone persone persone
confusione dovevamo seguire bro. Samy che sgusciava tra i passanti
all'improvviso si e' aperta pietrosa l'entrata del tempio luce e afa varcata la soglia sono buio e umido
gia'! umido baganato acquitrinoso pure sotto i piedi
brivido di disapprovazione epidermica, non volevo pensare...ma camminavo nel melmoso viscido
per quanto mi riguarda con quello ho iniziato a stare in India
a conoscere biblicamente questa terra toccare
col corpo nudo i piedi nudi
l'India
per me e' stato il rito la prova di iniziazione
sorrido di me stessa
qui tutti camminano scalzi

l'interno del tempio era scuro ma l'odore era buono incenso
il pavimento e' bagnato perche' questo e; un tempio di purificazione, ci sono circa settanta fontane pe lavare l'anima
viscere sacre di palingenesi
abbiamo camminato per un corridoio formato dal susseguirsi paratattico di colonne, l'effetto e' di un tunnel dove si affacciavano le colorate divinita' meta' uomini e meta' animali dell'olimpo kitch indiano
in India il brulicare della fauna umana non manca mai
siedono camminano dormono fanno la fila chiacchierano ridono sputano usano il cellulare (paradosso della globalizzazione!)
ovunque
volti lo sguardo e ci sono...

di nuovo in jeep questa volta ci ha portato verso l'oceano in tre tappe
il ponte la spiaggia dei pescatori la sabbia deserta bianca
il vento era il protagonista
unico senza rivali
cosi' intenso che diventava fisico materico ti tocca
facevo piccoli respiri perche' i grandi non te li permetteva
dal ponte l'oceano lo vedovo da lontano
e lui si e' fatto desiderabile e desiderato
con mia somma gioia ho presto intuito che l'incontro tra me e lui sarebbe stato ravvicinato mi avrebbe bagnato e reso salata la mia pelle
la macchina si e' fermata di nuovo e con gusto mi sono tolta le scarpe per affondare i piedi nella sabbia il vento era l'altro presente che eccitava le onde che si inarcavano su per schiantarsi sulla riva; e' stato un istinto irrefrenabile e primordiale anadare a bagnare i miei "benedetti" piedi
bro. Samy aveva pero' una sorpresa ancora migliore: un tratto di spiaggia piu' in la', deserta bianca
ho fatto il bagno piu' bello della mia vita l'oceano mare diversamente dalle mie aspettative era caldo
il vento forte lo rendeva impetuoso la corrente era incredibile e scegliere io la direzione era una lotta

mi ha fatto stare bene


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