venerdì 22 agosto 2008

greetings

i saluti
solitamente i saluti sono una fase degli incontri che mi trova sempre parecchio impacciata
in maniera direttamente proprozionale all'intensità del tempo passato assieme
i saluti
dopo tre settimane a Suranam
sono stati:



...così,
poco descrivibili a parole, forse perchè di parole ce ne sono state davvero poche e invece ci sarebbe stato tanto da comunicare
tutto è stato tacitamente reciprocamente affidato agli occhi e alla pelle
sguardi e contatto


non c'è molto di più da dire

giovedì 21 agosto 2008

occhio della mente

unghie rosse

sono le 7.30 del mattino
sono due giorni che vengo qui sul tetto, così presto
oggi è l'ultimo giorno intero che passo qui ad Anbalayam
mi sveglio presto perchè voglio far fruttare il tempo


già non abbiamo più ore a scuola, ma ieri il momento "letterary accademy" l'hanno dedicato a noi,
al saluto ufficiale
è stata una festa,
una festa dei colori perchè era mercoledì e il mercoledì è il giorno per lavare le divise e i ragazzi e le ragazze possono venire vestiti in borghese
e il loro "borghese" è così colorato !!!
si muovono per il cortile, sono ordinati e il semplice uscire dalle classi si trasforma in una danza ritmata dalle tinte accese e sgargianti
si siedono a terra maschi da un lato, femmine dall'altro
nel corridoio umano che si crea
passiamo noi
imbarazzati onorati
dietro a Bro. Samy
l'ufficialità del saluto vuole che finalmente due ragazze ci segnino sulla fronte col giallo-oro e il rosso, occhio della mente, e a turno ci pongono sulle spalle, come un caldo abbraccio, una sciarpa
la mia è davvero bella di un intenso azzurro turchese

comincia lo spettacolo
e sono canti danze recitazione

stavolta il tempo non è clemente
e come tutti i pomeriggi in queste due ultime settimane il cielo cambia repentinamente
prima il caldo era stato più torrido che mai
si alza il vento, l'aria è minacciosa e forse con quella pioggia intensa...applaude all'impegno dei ragazzi
pioggia intensa
si chiude il sipario sullo spettacolo a metà
Enrico impreca innocentemente, sembriamo molto più dispiaciuti noi, loro accettano questo intervento della natura con più matura saggia forse esperta serenità
la loro relazione con madre natura è più fitta stretta quotidiana della mia...ormai

all'uscita dalla scuola i ragazzi ci sono venuti a cercare
forse per riempire il tempo che devono passare sul ciglio della strada aspettando il pullman
ancora piove
ma Enrico e Nicola ci fanno poco caso, sono presi a giocare con i ragazzi
mi avvicino

ho conosciuto Sathya
lei è il motivo per cui ora che scrivo ho le unghie pitturate di un acceso e orribile rosso
mi si è avvicinata, mi ha detto il suo nome, il mio lo sapeva
mi si è messa accanto, è rimasta
è come se mi avesse scelto
per la sua amicizia
cerchiamo di scambiarci qualche informazione reciproca
è in dodicesima, l'ultimo anno per cui avrà diciassette anni più o meno, il prossimo andrà al college a Madurai a studiare informatica

un falso allarme su un fantomatico arrivo del bus ci fa dare un impacciato abbraccio, non sono tanto abituati al contatto fisico, ma siamo contente entrambe di abbracciarci, di aver superato varcato questa distanza
quello che ci comunichiamo passa per lo più attraverso
occhi e pelle

dopo aver capito che avevamo ancora tempo per noi
lei, lei mi regala una penna
probabilmente l'unica cosa che può lasciarmi in quel momento
mi sento impacciata
poi mi regala le unghie rosse, anche le sue sono verniciate
Enrico mi dice che il suo nome, Sathya, significa pace,
la sferzata finale arriva insieme alle unghie rosse e mi pulsa dentro come il loro colore intenso, mi chiede di andare a casa con lei, a casa sua...
io ci voglio andare

arriva il pullman
altro abbraccio impacciato
un bacio
e poi ci salutiamo con la mano
a lungo
salire sull'autobus è un'impresa, cinque sei rimangono appesi, attaccati penzoloni, lei è dentro e si divincola per vedermi tra tante teste dal finestrino
ci salutiamo con la mano
a lungo
fino a che il pullman è troppo lontano

martedì 19 agosto 2008

presenziare


l'ennesima meraviglia

per il tardo pomeriggio ci hanno invitato a presenziare
(la cura con cui celebrano la nostra presenza è tale da meritare questo verbo!)
- delegazione intercontinentale -
ad un evento in uno dei villaggi più vicini, Suranam Colony
è dove abita Joel, uno dei nostri pupilli preferiti
non avevamo capito bene cosa andavamo a fare, come spesso è accaduto: i fratelli non sono quasi mai prodighi di spiegazioni, però avevamo inteso che avremmo avuto qualche minuto di esibizione anche noi...sul palco...bah!
se ci sono parecchi bambini spariano il bans della "sardina", che è diventato il tormentone del momento e Joel lo sa tutto a memoria
pronuncia perfetta
Joel è intelligentissimo
solito arrivo in jeep bollywoodiano, ma c'è parecchio fermento
ci sono le solite sedie uniche, per noi
di lato alla spiazzo in terra rossa dove di solito i bambini fanno i compiti luci al neon
stasera è tutto colorato le bandierine gli abiti dei bambini
in questo paese i colori ritrovano la loro dignità cromatica, niente filtri di mercato
c'è anche l'impianto di amplificazione
piano piano mi rendo conto che il fermento organizzativo è tutto opera dei bambini
Linghen è il tecnico-audio si muove con sicurezza, esperienza
Joel è il presentatore, il suo faccino pulito fiero serio impegnato incanta
sono emozionata per loro con loro
come nei teatri di tutto rispetto (anche se qui il palco non c'è, e la nostra si è rivelata un'ansia tutta occidentale!), poco prima dell'inizio ci passano il programma della serata, uno a testa per i seduti su sedia, ciascuno scritto e decorato a mano - la cura-
e poi
sono danze canti recitazione
per fortuna a noi sono assegnati solo pochi minuti, e chiedono ad Enrico di parlare...
...ci penso un po',
in realtà è peggio che dover mimare le parole del bans
perchè mettere in parole qualcosa è difficile

ogni giorno che siamo stati qui ci hanno,
a me sicuramente,
sconvolto la vita, perchè me l'hanno RIdonata semplice sobria essenziale bella
è difficile far capire


P.S. il momento più critico è stato rifiutare quando tra parole pasticciate in tamil e inglese, ho intuito che una ragazzina mi pregava di andare a cenare a casa sua...................................................

lunedì 18 agosto 2008

acqua

Fare parte di questo popolo che con lentezza, sobrieta’ e dignita’ vive la propria chiamata e, dall’alto attende, spera, adora, soffre... e ama.
Così mi sono sentito nella folla maschile che festosa andava sotto le cascate di Kutralam per rinfrescarsi, per gioire per celebrare la vita.. Vita sempre connessa all'acqua... Genesi, lo Spirito che si libra sulle acque.. il Mar Rosso...l’acqua dalla roccia.. il Battesimo al Giordano, ma anche il ricordo della nostra sorella Samaritana... acqua che mi bagnava insieme a loro gioisamente... io, osservato da tutti perche’ straniero e ospite, io bianco a cui rivolgere sempre un dolce sorriso... in questo i bambini e le bambine sono i primi ad abbattere qualsiasi barriera mentale, culturale, linguistica... forse invidiato, forse amato per essere parte con loro alla doccia... ho pregato sotto l'acqua che gelida scrosciava su di me.. ho pregato il Papa’ dei cieli, degli stessi cieli che avvolgono e custodiscono loro e me, di perdonare i miei peccati, di perdonare le mie chiusure e la mia mancanza di liberta’... ho chiesto la semplicita' che questa gente mi testiomonia come la tranquillita' del loro incedere senza sosta... ho chiesto i piedi liberi e scattanti dei bambini per seguire le Sue ispirazioni... ho chiesto il loro sorriso per accogliere chiunque e qualsiasi avvenimento... ho chiesto uno sguardo puro sugli altri come su di me... e ho gioito per essere spinto da loro sotto la cascata e della nostra parziale nudita' che ci rendeva tutti uguali e fratelli e figli del Padre che chiamiamo diversamente, ma che ci ama e che noi amiamo, inevitabilmente come figli da perdonare

domenica 17 agosto 2008

waterfalls




il 15 agosto qui in India è festa nazionale, è l'anniversario dell'indipendenza e la mia giornata è cominciata con Muralii che mi faceva cenno di appuntarmi una piccola bandiera dell'India in carta sul petto
i ragazzi sono venuti a scuola solo per una breve cerimonia patriottica, con particolare cura per l'alzabandiera e l'inno che comunque ripetono ogni lunedì mattina
per i ragazzi di fede cattolica, c'è stata anche la celebrazione religiosa perciò siamo andati tutti insieme in parrocchia per la messa
il brano del vangelo è quello di Maria giovane gestante, che fa visita ad Elisabetta anche lei in cinta
è un brano da un intenso sapore muliebre: Elisabetta sussulta in grembo al saluto della cugina
penso alla maternità di queste due donne
portano ancora in grembo i loro figli e già accettano di donarli senza riserve al mondo: non possono nemmeno sceglierne il nome
la loro vocazione di donne, proteggere tutelare far crescere nutrire, non implica per loro, madri, il possesso del frutto del loro grembo
con Enrico e Nicola abbiamo pregato per noi, e per tutti gli educatori, per gli altri gruppi di noi lasalliani che offrono un servizio ai piccoli: i bambini e le bambine che incontro qui quelli con cui lavoro e lavorerò
non sono miei

il resto del giorno è trascorso senza troppe pretese
ci aspettava però un viaggio in notturna verso le cascate di Kutralam
con noi c'erano Bro. Vincent, l'anima gemella di Nicola, e Bro. Johnson
buona compagnia

siamo arrivati a destinazione verso le cinque del mattino, il tragitto in jeep fa figo (!) ma non è troppo comodo
l'intrapendenza dei viaggi zaino in spalla e poche comodità è affascinante: scopri quanti orpelli inutili superflui nasconde la nostra quotidianità

quando ci hanno presentato questa gita ci hanno sempre parlato o meglio accennato solo al dato naturale: "waterfalls"
la mia fervida fantasia aveva immaginato uno scenario selvatico e incontaminato impervio all'uomo...ci siamo ritrovati invece nel luogo a più alta densità abitativa finesettimanale
un po' l'Ostia degli afosi weekend estivi!
docce collettive
le fantomatiche waterfalls non erano altro che docce collettive: gli indiani fanno file di oltre mezz'ora, durante le quali si cospargono
corpo e capelli
di oli profumati
per poi sciacquarsi bruscamente, shampoo veloce per i più caparbi, sotto il getto forte della casacata
gomito a gomito o meglio gomiti altrui addosso, con tanto di manganellate se la rude guardia (comprensibile sgarbataggine visto che deve stare nell'acqua per ore) si accorge che sosti più dei ventitre secondi leciti!
l'intero rituale avviene, qui sarebbe scontato - sacrilegio - sottolinearlo,
uomini e donne separati
per cui
da sola
ho lasciato i miei baldi compagni e mi sono immersa in quel mare di sari e lunghi capelli neri sciolti
iris bianco in un campo di iris neri
vangoghiano
ero in fila con loro tra di loro
mi guardavano
curiose divertite
anche se presto tornavano al loro unto rito
qualcuna ha provato a parlarmi in tamil
qualcuna ha spiccicato qualche parola inglese masticata male sulla mia provenienza
intanto la fila scorreva
e questa sorta di battesimo si avvicinava

per un prevedibile copione, i primi a impattare con l'acqua fredda sono stati i piedi, brivido
tra uno spintone e l'altro
la facce divertite e i respiri mozzati le risa e i colori i capelli neri i profumi

l'acqua incontaminata e fredda del getto, mi ha riportato a me
al mio corpo, brivido
respiro mozzato
i jeans scomodi appiccicati rigidi alle gambe le spalle scoperte per la cannottiera
l'acqua potente sulla testa

sono pochi secondi in realtà

e la lotta delle donne per qualche attimo in più di doccia
continua

ma mi sento così viva
sembra che l'acqua prenda a scorrermi nella linfa
si mescolano

secondo battesimo indiano

giovedì 14 agosto 2008

l'angolo delle meraviglie

ho deciso di aspettare qualche giorno (forse una labile coscienza, in realta' non troppo conscia, ne sentiva la necessita' per fuggire sentimentalismi esagerati!) per dare inchiostro e consegnare alla carta il pezzo di vita che Dio mi ha regalato lunedi' sera

bro. Alex, alias Rocco (abbiamo dato un soprannome fisiognomico ad ogni fratello della comunita'!!!), e' il responsabile del progetto dei doposcuola nei villaggi e ci aveva annunciato nell'ultimo giro che lunedi' ci sarebbe stata l'inaugurazione di un altro centro

ero emozionata onorata fortunata di stare qui proprio in coincidenza di una nuova apertura, perche' questi punti-studio sono un'intuizione proprio bella, esempio di una creativa risposta alla quotidianita' problematica della gente

era un villaggio in cui eravamo gia' passati percio' i bambini sapevano che avevamo delle macchinette fotografiche

ci aspettavano
e’ stato una arrivo hollywoodiano, anzi in questo caso bollywoodiano!!! (per chi come me non lo sapesse Bollywood e’ il corrispettivo indiano della citta’ americana del cinema!)
si sono accalcati alla jeep e quasi non riuscivamo ad aprire lo sportello, dopo che siamo scesi ci hanno circondato...per darci la mano, chiederci il nome, dirci il loro, “please, photo!?”
dopo dieci minuti di “delirio da obiettivo”, ci siamo inoltrati nel villaggio
camminavo, passo dopo passo, estremamente guardinga perche’ era buio ed era difficile distinguere dove mettevo i piedi (le mucche lasciano liberamente le “impronte fisiologiche” della loro sacra presenza!)
quasi tesa perche’ era pieno di cani rinsecchiti, sciolti
bro. Santiagu si e’ reso conto che non ero proprio rilassata
“I don’t like dogs!” ho confessato
mi ha spiegato che ogni famiglia ne ha uno per tenere lontani altri animali meno graditi!

il buio all’improvviso si e’ aperto in un angolo illuminato e inatteso
un angolo delle meraviglie
mi sono sentita un po' come Alice appresso al Bianconiglio !!!
e questo “angolo delle meraviglie” non era altro che uno slargo, una sorta di aia compresa tra una bassa abitazione in muratura e una capanna di foglie intrecciate di palma
(niente di che, ma per me rimarra’ uno dei posti piu’ belli del mondo!)
due rozzi fornelli creati con le pietre , sopra pietanze a cuocere
le mucche le capre ceste di paglia a terra
la terra rossa
particolari che sembravano messi la’ apposta, con gusto, ricercati
quasi ad imitare la realta’ come si fa nei presepi
invece quella scenografia era vita vera
era difficile per lo sguardo fare una cernita bramavo desideravo vedere tutto accorgermi di tutto, ma e' stato impossibile

l’attenzione squilla quando incontriamo qualcosa che sappiamo riconoscere,
e li’ per noi c’era un vessillo familiare
appeso sul portico della casa c’era un telo colorato con l’immagine del La Salle
e’ bello che fosse li’
credo che su quel muro avesse un forte valore
il valore della fertilita’ del carisma grazia di Dio

c’erano parecchi adulti, anche loro aspettavano questa delegazione, addirittura intercontinentale, ci hanno trattato come ospiti d’onore
(ma qui, credo di aver capito, che tale cura e gentilezza e’ una calda abitudine!)
le uniche sedie erano per noi e per i fratelli
i bambini che prima ci avevano accolto, come dopo un cambio di scena, ora erano li’ con lo zaino i libri emozionati e fieri di prendere parte alla cerimonia
erano seduti di fronte a me, per terra,
come un pubblico
invece
invece nella mia memoria i loro occhi saranno gli unici protagonisti di questa serata
luce del mondo

come conviene all’ufficialita’ di certe occasioni si sono susseguiti diversi interventi in tamil anche abbastanza prolungati
terreno fertile per il vissuto della noia!!!
eppure io mi sentivo in poltronissima, avevo il posto migliore, la prima fila
per osservare i bambini i loro visi seri e sereni coinvolti sembravano giovani saggi di matura intelligenza sociale
l’intensita’ dei loro occhi emozionati lasciava intuire anzi palesava allegramente quanto quel piccolo momento semplice (in rapporto alle nostre abitudini anche banale, in fondo la novita’ non erano che due luci al neon piazzate per illuminare pochi metri!)
quel breve momento fosse realmente un evento da celebrare
e loro a testa alta era come se dicessero al mondo il loro “ehi! io ci sono!”
in un angolo sperduto del mondo
fuori isolato esiliato da ogni comunicazione mediatica ad un evento di cosi’ ferma coscienza:

io c’ero

ho alzato gli occhi verso il cielo
niila, c’era anche la luna ad illuminare pallidamente quell’angolo delle meraviglie, tempestiva supplente quando la labilita’ degli artifici umani, elettricita’, si manifesta
lei era li’ silenziosa sapiente
presenziava
sfondo magico di quella perfetta scenografia

ho abbassato gli occhi perche’ mi sono commossa
perche’ quell’umanita’ semplice e autentica mi pulsava tanto forte dentro le vene, nel sangue
esserci e’ stato mistico
sono stata cosciente che ero alla presenza dell’umanita’ piu’ umana
che forse e’ Dio

per sancire dare compimento all’intimita’ di quel momento avrei voluto mangiare con loro il pane si sarebbe moltiplicato per saziare tutti
invece tutto si e’ concluso con la distribuzione di una caramella a testa da parte del futuro insegnante di sostegno del doposcuola !!!
mentre ci salutavamo con quella gente, una ragazza si e’ voluta fare una fotografia con me che onore!
non mi sono mai sentita pero’ cosi’ fuori posto
io dovevo ringraziare e fare di tutto per incidere nella memoria questo tempo accogliente e ricco con loro
invece ricevevo ringraziamenti inchini del capo
chissa’ perche’? per...esserci?
forse il mistero di Dio e dell’uomo e’ questo.....................esserci
ripenso al vangelo di Matteo della moltiplicazione dei pani
penso a Pietro
quando Gesu’ vuole lavargli i piedi e lui, uomo, peccatore
non si sente degno
e Gesu' ribatte “se non ti lavero’ i piedi, non avrai parte con me”

mercoledì 13 agosto 2008

la religione dell'Amore


Ormai nel tempo libero indosso il lunghi, il tipico indumento indiano che sembra un pareo... dopo averlo comprato sono andato dal sarto che ha il suo piccolo buco di fronte alla comunita' e gli ho chiesto di cucirmelo secondo la loro usanza... sono tornato a prenderlo e... non ha voluto le 5 rupie del prezzo e, vista la mia insistenza, mi ha risposto: "Friendship, friendship!".
Prasad, un nostro sveglio e un po' pigrotto allievo di VII A, l'altra mattina mi ha offerto un salatino fritto che comprano e si portano a scuola per pranzo... naturalmente ho dovuto prenderlo e gustarlo...
Chi ha poco o nulla condivide e lascia andare le cose con gratuita'... noi, ricchi ed impauriti, attaccati al nostro possesso, non riusciamo neppure ad immaginarla sorella gratuita' e madre provvidenza... non siamo liberi di dare, lasciare, condividere, spartire... la prima domenica in India abbiamo letto il Vangelo della moltiplicazione dei pani secondo la comunta' di Matteo... mi chiedevo, di fronte al poco nutrimento che hanno, quale fosse la lettura che i miei fratelli e le mie sorelle di Suranam potessero fare del brano; ancora una volta ero attirato dalle cose, dal possesso e non capivo che loro vivono quella condivisione che Gesu' stesso testiomina, mentre io ero come gli apostoli che si preoccupano del "mandare la folla a casa perche' c'e' poco pane nella bisaccia"... qui la moltilpicazione dei pani e' sinonimo di condivisione e non della conta di quanti pani e pesci abbiano...


Grazie fratelli e sorelle di Suranam, piccoli e grandi

per essere semi e segni della Buona Notizia che si fa ancora carne in voi, sempre nuova eucarestia, per dire grazie al Signore della Vita che veste i fiori dei campi e nutre gli uccelli del cielo..

martedì 12 agosto 2008

piedi scalzi e oceano mare indiano

piedi scalzi e oceano mare indiano
le due emozioni intense forti vivide di sabato
giorno di gita
zaino in spalla e lasallian jeep (da far concorrenza ai piu' esperti avventurieri)
il viaggio e' stato lungo
ma il muso e' stato sempre fuori dal finestrino affacciata sull'India
che scorreva davanti agli occhi
e non volevo perderne nemmeno un centimetro un albero una pozza un cespuglio
l'andatura era sostenuta e il vento forte certi momenti ho faticato a tenere gli occhi aperti ed era difficile respirare
per l'aria forte e per l'emozione
la strada attraversava i villaggi
quello dei pavoni, presenti in penne e ossa e dipinti sui muri delle case, quello del cotone, quello del granito e della legna
ma in India
non attraversi villaggio senza che,
perche' sono evidentemente forestiera, la gente ti guardi con seria curiosita' e
non appena saluti mani giunte chinando il capo vanacam
i loro volti si aprono in sorrisi luminosi
per i denti che sembrano tanto bianchi a contrasto con la loro pelle
per la calorosa accoglienza che comunicano

luce del mondo
primo tempio
stavo per scendere dal lasallian trabiccolo quando bro. Samy fa cenno che le scarpe devono rimanere in jeep...
...dio mio,
nuda senza protezione aiuto le verruche infezioni
senza scarpe...ma io sono...un'eccezione per me?!
tutti questi flash in un secondo perche' al volo sono scesa e
impatto crash
piedi scalzi sull'asfalto cosa e' meno doloroso guardare dove mettero' i piedi o non pensarci e camminare, in fondo occhio non vede cuore non duole!
comunque sono andata
anche se una parte del cervello e' rimasta fissa su quello che le mie estremita' sentivano
l'asfalto che scotta liscio ruvido
scale
si', per arrivare nella cella sacra si deve salire
li' e' conservata, da una sorta di rozzo custode in longhi giallo, una pietra che gli induisti cosiderano sacra, ha a che fare coni piedi di Brahama ma non ho capito un gran che'
anche perche' ero distratta invaghita ammaliata dai sari delle donne che salivano
le loro caviglie tintinnavano
il velo, col quale con maestria avvolgono il loro corpo, lascia liberi dei lembi che sinuosi colorati variopinti danzavano col vento

si riscende non senza prima aver rubato qualche istantanea ad ignari !!!
si riscende dal santuario luogo sacro da camminarci scalzi
cuore del commercio di ninnoli e souvenir (...e tutto il mondo e' paese!)
la jeep ci ha sballottato verso l'altro tempio questo e' nel cuore della citta'...dina
(sottointeso che la toponomastica va riempita di un immaginario altro!)
ci siamo fermati al bordo di quella che dovrebbe essere una strada principale scendere senza scarpe
impatto
asfalto bollente sassolini
vista altezza piedi affollatissima c'era un via vai incredibile al colpo d'occhio sembrava un formicaio
persone persone persone
confusione dovevamo seguire bro. Samy che sgusciava tra i passanti
all'improvviso si e' aperta pietrosa l'entrata del tempio luce e afa varcata la soglia sono buio e umido
gia'! umido baganato acquitrinoso pure sotto i piedi
brivido di disapprovazione epidermica, non volevo pensare...ma camminavo nel melmoso viscido
per quanto mi riguarda con quello ho iniziato a stare in India
a conoscere biblicamente questa terra toccare
col corpo nudo i piedi nudi
l'India
per me e' stato il rito la prova di iniziazione
sorrido di me stessa
qui tutti camminano scalzi

l'interno del tempio era scuro ma l'odore era buono incenso
il pavimento e' bagnato perche' questo e; un tempio di purificazione, ci sono circa settanta fontane pe lavare l'anima
viscere sacre di palingenesi
abbiamo camminato per un corridoio formato dal susseguirsi paratattico di colonne, l'effetto e' di un tunnel dove si affacciavano le colorate divinita' meta' uomini e meta' animali dell'olimpo kitch indiano
in India il brulicare della fauna umana non manca mai
siedono camminano dormono fanno la fila chiacchierano ridono sputano usano il cellulare (paradosso della globalizzazione!)
ovunque
volti lo sguardo e ci sono...

di nuovo in jeep questa volta ci ha portato verso l'oceano in tre tappe
il ponte la spiaggia dei pescatori la sabbia deserta bianca
il vento era il protagonista
unico senza rivali
cosi' intenso che diventava fisico materico ti tocca
facevo piccoli respiri perche' i grandi non te li permetteva
dal ponte l'oceano lo vedovo da lontano
e lui si e' fatto desiderabile e desiderato
con mia somma gioia ho presto intuito che l'incontro tra me e lui sarebbe stato ravvicinato mi avrebbe bagnato e reso salata la mia pelle
la macchina si e' fermata di nuovo e con gusto mi sono tolta le scarpe per affondare i piedi nella sabbia il vento era l'altro presente che eccitava le onde che si inarcavano su per schiantarsi sulla riva; e' stato un istinto irrefrenabile e primordiale anadare a bagnare i miei "benedetti" piedi
bro. Samy aveva pero' una sorpresa ancora migliore: un tratto di spiaggia piu' in la', deserta bianca
ho fatto il bagno piu' bello della mia vita l'oceano mare diversamente dalle mie aspettative era caldo
il vento forte lo rendeva impetuoso la corrente era incredibile e scegliere io la direzione era una lotta

mi ha fatto stare bene


siamo tutti uniti

Passando in citta’ affollate di gente ed immerse nel caos, tra capnne sperdute in questa arida campanga come tra villaggi immerse nella sabbia finissima dell’Oceano Indiano in cui le mie sorelle e miei fratelli con essenzialita’ e lentezza vivono al loro unica vita, mi chiedo quale sia il senso della vita stessa di ognuna ed ognuno, come della mia...

Se ogni passo.. per fortuna qui vissuto a piedi nudi per trarre speranza e vita dalla terra stessa... ogni gesto, sorriso, lacrima, parola, silenzio non e’ intessuto con i gesti-silenzi-gioie-fatiche di ogni sorella e fratello in modo inconsapevole o coscientmente attraverso Te Signore e Fratello Gesu’, la Vita stessa, quella di ognuno come quella universlae non avrebbe, per me, senso.

Ogni bambino educato, ogni malato curato, ogni moribondo accudito non servirebbe a nulla perche’ rimarrebbero sempre troppi bambini da educare, troppi malati da curare, troppi moribondi da accompagnare nell’ultimo respiro... tutto sarebbe inutile in realta’...

Solo se ogni nostro respiro, ogni battito del nostro cuore e’ intessuto dallo Spirito che e’ Vento con i respiri e i battiti di ogni altra persona la mia semplice e in fondo inutile vita, rispetto a i milioni di fratelli e sorelle che ora calpestano la mia stessa terra, acquista valore, riceve profondita’ e radicamento... guardiamo troppo i frutti che sono facilemnte contabili e capitalizzabili, mentre perdiamo di vista le radici che sono in realta’ cio’ che importa, cio’ che bisogna curare, cio’ che ci tiene in piedi, cio’ che in modo inconsapevole ci lega agli altri perche’ riceviamo linfa vitale da tutte e da tutti... sempre, continuamente...

Signore,

Tu che “ non spegni il lucignolo fumigante e non spezzi la canna incrinata”,

Tu che fai “conservare le briciole e i pezzi di pane avanzato”,

tu raccogli ogni nostro respiro e ogni gesto, ogni lacrima, ogni gioia e ogni gemito

per tesserlo con quelli dei nostri frateli e sorelle.

Tu fai cosi’ un arazzo sempre nuovo dove tutti siamo ugualente necessari e inutili, dove siamo trama ed ordito, punto visibile e nodo invisibile

Cosi’ la creazione stessa sorride e avanza, si colora di nuovo e conserva ogni cosa

E tutti e tutte noi possiamo sentirci uniti, legati e curati da Te, Papa’ dei cieli che “ nulla disperzzi di quanto hai creato” e che tutti e tutte hai salvato in Gesu’, tuo Figlio e nostro Fratello e Salvatore

mercoledì 6 agosto 2008

Come i ricordi ritornano alla mente con brevi flash, cosi' qui riesco a collegare forti sensazioni a immagini significative. La prima chi mi scorre davanti risale al nostro breve soggiorno a chennai:e' il volto di un bimbo, uno dei bimbi abbandonati e accolti amorevolmente dalle suore francescane missionarie di Maria; ci guarda spaesato dalla sua posizione supina e non capisce o forse capisce tutto e subito, sorride... Camminando per Suranam ci imbattiamo in un bambino simpatico che ci saluta, come tutti da queste parti, ed entra in un cortile; da lontano lo scorgiamo poi camminare accanto ad un altro bimbo, forse il fratellino, per accompagnarlo chissa' dove. Qui i ragazzi si tengono per mano,e' bello pensare che non siano arrivati anche qui i condizionamenti di una cultura occidentale tanto ostentatamente aperta su certe cose quanto tristemente ostile alla libera manifestazione di sentimenti come l'amicizia. I Fratelli qui non si preoccupano solo di garantire la scuola ma si stanno impegnando anche affinche' i bambini, non solo della St. James (la scuola dei Fratelli, n.d.r.), possano fare i compiti quanto meno con un po' di luce elettrica. Qualche sera fa il direttore della scuola Brother Samy e il responsabile del progetto Brother Alex ci hanno accompagnato in un giro per questi "doposcuola di villaggio". Fa strano pensare come in Italia ci lamentiamo, io per primo, perche' non abbiamo voglia di studiare e qui invece in uno di questi posti si studia per terra all'aperto alla luce di un solo faro che di certo non garantisce alle ultime file una valida illuminazione.

P.S: Ci tengo a precisare che, dopo aver ripetutamente chiesto per tutto il viaggio in aereo di poter fare il viaggio dall'aeroporto a Suranam in jeep, quando siamo atterrati per noi c'era proprio una jeep bianca con un adesivo di La Salle lungo tutto il vetro frontale. Solo un caso?

martedì 5 agosto 2008

ieri

fino a ieri
un paio di volte, devo essere sincera, mi e’ venuto da chiedermi perche’ sono qui…una domanda lecita credo, che nasceva soprattutto dal disorientamento dei primi lenti giorni: siamo arrivati a ridosso del weekend quando le attivita’ della vita scolastica si fermano, la difficolta’ e l’impaccio della lingua...insomma c’e’ stato poco “da fare” e non era chiaro quale funzione avessimo qui.

Che questa permanenza in India si riducesse a semplice turismo...bello, ma non abbastanza! (mi chiedo ancora se questa insoddisfazione sia protagonismo occidentale o sano zelo lasalliano...?!)
fino a ieri avevo questa inquietudine
poi insieme al brano di vangelo di domenica
sono arrivati gli incontri


domenica mattina di tempo per riflettere sul brano di Matteo ne abbiamo avuto un bel po’!! la messa e’ interamente in tamil...quindi l’attenzione e’ giustificata a curiosare tra i sari colorati delle donne, gli occhi i sorrisi e i salutini dei bambini, e il pensiero spazia lecitamente in viaggi meditativi...e’ il brano della moltiplicazione dei pani e dei pesci...Enrico mi chiede cosa vorra’ dire per loro un simile racconto, loro che mancano, di acqua e cibo elettricita’ comodita’...
i discepoli suggeriscono a Gesu’ di congedare la folla perche' si procurino da mangiare, perche' pensino per loro stessi...che presunzione quella dei discepoli...che ne sanno di cosa ha bisogno quella gente? Che ne so io di cosa ha bisogno questa gente, come faccio a sapere cosa per loro e' abbastanza?!...Gesu' ribatte senza esitare "...date loro voi stessi da mangiare"...non importa che siano solo due pani e cinque pesci,

magari basta starci, e il miracolo la moltiplicazione l’abbondanza viene...


ieri era lunedi' abbiamo cominciato le nostre tanto attese lezioni...
da aspirante insegnante non posso che testimoniare che questi bambini sono il sogno di ogni docente diligenti educati rispettosi silenziosi quando serve vogliosi curiosi, e questo non vuol dire che manchino di vivacita’ energia fresca intelligenza voglia di divertirsi ridere parlare
ma sono coscienti che nella relazione educativa ci sono della regole come nel gioco, conoscono il limite e il rispetto che gli dimostrano rende possibile, a chi si pone come educatore, di trasformarlo in strumento “utile”


ieri alla St. James School, a Sooranam, era un normale giorno di scuola
l'istituto raccoglie ragazzi e ragazze, dai dieci fino ai diciassette anni, provenienti da Sooranam e dai villaggi vicini – l’orario e’ dalle nove alle quattro e mezza del pomeriggio
poi
come tutti i bambini del mondo, anche questi hanno compiti per casa
non come tutti i bambini del mondo, questi restituiscono dignita’ al concetto di studio istruzione educazione

semplicemente

facendo i loro compiti


ieri e’ rinata in me l’intuizione (e voglio lasciarla tale per non sovraccaricarla di nuovo!) della dignita’ alla studio
una volta una donna saggia ha detto che i diritti , la carta dei diritti dei bambini e simili non sono che convenzioni occidentali sovrastrutture giurisprudenza
il reale diritto allo studio dei bambini non cala dall’alto delle nazioni concordi
nasce dal basso della terra rossa su cui erano seduti ieri sera i ragazzi


il pomeriggio gli studenti di Sooranam e dintorni studiano seduti per terra all’aperto, in un angolo del villaggio dove sono state fissate due squallide luci al neon, i primi della fila godono della fredda luce, per gli ultimi si fa buio presto
gli studenti di qui studiano seduti per terra nella microscopica sacrestia della chiesetta del villaggio, di un bel verde acqua ma stretta affollata soffocante
uno accanto (appiccicato!) all’altro senza troppe pretese di spazio
quaderni e libri a terra ricurvi
studiano
nell’unico punto-luceelettrica del villaggio che sia il microportico di un microedificio, o le scale d’entrata della chiesa usando gli scalini per scrivere meglio, piu’ comodamente !?!?!?!? credo sempre piu’ che questa parola sia un lusso troppo occidentale...eppure loro studiano

da ieri per quanto mi riguarda il diritto allo studio istruzione educazione e’ la dignita’ vigorosa credibile “toccabile” con cui i ragazzi di Sooranam e dintorni ripetono la lezione...

LARES


I fratelli sono nella diocesi di Sivegengai dal 1986. Qui hanno aperto la scuola dove lavoriamo, la St. James Higher Secondary School, che raccoglie ragazzi e ragazze, oggi all'incirca 1300, dai dieci ai diciassette anni, che abitano a Suranam e in ben trentacinque villaggi vicini.
Dal loro arrivo, il livello di alfabetizzazione e' aumentato dal 12% al 48%, e il progetto o sogno e' raggiungere il 70% per il 2015.
Gli studenti raggiungono la scuola a piedi o in bicicletta percorrendo da sei fino a venti chilometri.
I villaggi dove abitano i ragazzi e le ragazze sono agglomerati di case...capanne per lo piu', in cui spesso non arriva energia elettrica, e quando e' presente salta molto spesso, anche quotidianamente.
Per questo motivo, e perche' frequentemente i loro genitori non sono in grado di assisterli, i fratelli hanno pensato di individuare e organizzare, per ogni villaggio, un "doposcuola", uno spazio e un tempo, dalle 18 alle 20, in cui gli studenti al ritorno da scuola possono riunirsi per svolgere i loro compiti, un luogo che sia munito di luce elettrica e a cui viene assegnato un insegnante pagato dai fratelli, per aiutare sostenere e controllare i ragazzi.
La forte attenzione alle esigenze della gente di questa area da parte dei fratelli e' ricambiata da un visibile toccabile senso del dovere dai parte dei bambini stessi verso lo studio.

lunedì 4 agosto 2008

Sooranam... casa nostra

Sooranam e’ realmente un puntino nel nostro mondo... non si trova sulle cartine, non si vede su google earth… e eppure, qui dove ci sono quattro case in muratura, una chiesa, un tempio indu’, una chiesa protestante, le scuole, tutte cattoliche… respiriamo Vita… sara’ la terra rossa e fine che penetra dovunque, saranno i piedi scalzi che osano toccare la terra nella loro nudita’, saranno i bambini e i sorrisi che continuamente ci avvolgono e coccolano, saranno i saluti che per strada tanti ci fanno… ci si sente subito parte di questa folla che cammina, cammina, cammina… questa folla vociante e raccolta, questa folla che lotta per un po’ di acqua in una zona secca in cui anche noi abbiamo preso come benedizione la pioggia scrosciata per 5 minuti… ovvero ci siamo messi sotto di essa per essere lavati, purificati, vivificati… ci si sente parte della Vita perche’ ci sentiamo inutili, siamo “un gratuito di piu’” che per caso, leggi Provvidenza, e’ giunto e stiamo come nascosti, anche se ben visibili e riconoscibili a tutti a questo incrocio di strade piu’ o meno sterrate…



domenica 3 agosto 2008

aria liquida

secondo giorno a Sooranam, India.
penso e cerco di capire se sono lucida, se mi sto rendendo conto della mia attuale collocazione geografica, non fa altro che aumentarmi il mal di testa che matematicamente mi accompagna nei primi giorni di ogni trasferta.
Il viaggio e’ stato lungo: dopo i due voli consecutivi Roma-Kwaitcity Kwaitcity-Chennay abbiamo dovuto aspettare dodici ore il successivo per Madurai (che abbiamo sfruttato per un po’ di sano turismo), e dall’aeroporto di Madurai ci hanno caricati su una Lasallian gip (ardente desiderio di Nicola inaspettatamente esaudito!!)! per altre tre ore di trasporto su ruote.

La prima cosa che impari a conoscere dell’India e’ l’aria liquida.
“…mmm…madonna ‘sta aria te s’azzecca in faccia!” direi che il commento di Nicola appena usciti dall’aeroporto a Chennay sia eloquente e chiarificatore.

L’areostazione e’ ancora zona franca , ha ancora sapore internazionale, ma quando si aprono le porte scorrevoli, da li’ comincia l’India
e ti ritrovi nell’aria liquida e subito, di fronte una muraglia di facce, sembra che non c’e’ spazio per uscire, una fila di facce, di corpi dietro a una transenna in attesa, che ti guardano, tutti simili, in sobrio silenzio appoggiati

il kitch e’ stato inventato in India
l’India e’ la wunderkammer del mondo
tutto tutto e’ affollato
le strade di persone
sembra che tutta la popolazione sia in strada a passeggiare ad aspettare l’autobus a chicchierare, a comprare a vendere, a dormire sui bordi dei marciapiedi, all’angolo a fare pipi’, a leggere seduti su una sedia dentro un edificio ancora in costruzione
persone spuntano ovunque
le strade sono invase dalle automobile dalle biciclette dalla versione moderna dei riscio’dai pulmann pubblici dai camion
un’unica regola: il clacson
suoni il clacson e tutto e’ permesso un continuo a ripetizione sottofondo costante

tu sei li’ intontito dall’aria liquida e dai clacson
ti affacci dal finestrino del taxi perche’ vuoi cogliere piu’ particolari possibili, catturare tutto..e il tutto dell’India rapisce te
e la bocca e’ asciutta perche’ rimane aperta di fronte a questo “nuovo mondo” e perche’ fa tanto caldo

tutto e’ affollato
gli edifici le baracche i mezzi di trasporti i negozi i muri tutto e’ coperto di scritte colori lettere disegni decorazioni luci e lucine e le decorazioni, come la stessa calligrafia tamil sono un fiorire abbondante di ghirigori
tu sei li’ intontito dall’aria liquida dai clacson e dai colori
e non sai quale ritaglio di India
fotografare

sabato 2 agosto 2008

NAMASTE'

Siamo giunti in India a Chennai, la
citta' di San Tommaso;
il suo coraggio a voler "toccare il Mistero" ci
invita ad avere lo stesso
coraggio, la stessa audacia a toccare e lasciarsi
toccare, a condividere, ad
accogliere tutto il bene che ci viene donato
gratuitamente e abbondantemente...
e insieme, ogni sera, speriamo di dire:
Mio Signore e Mio Dio, ma anche nostre
sorelle e fratelli grazie per il bene
che ci avete concesso calpestando con voi
questa terra santa a mani vuote e
con lo sguardo rivolto a tutti voi che senza
sosta
ci
sorridete.