mercoledì 6 agosto 2008

Come i ricordi ritornano alla mente con brevi flash, cosi' qui riesco a collegare forti sensazioni a immagini significative. La prima chi mi scorre davanti risale al nostro breve soggiorno a chennai:e' il volto di un bimbo, uno dei bimbi abbandonati e accolti amorevolmente dalle suore francescane missionarie di Maria; ci guarda spaesato dalla sua posizione supina e non capisce o forse capisce tutto e subito, sorride... Camminando per Suranam ci imbattiamo in un bambino simpatico che ci saluta, come tutti da queste parti, ed entra in un cortile; da lontano lo scorgiamo poi camminare accanto ad un altro bimbo, forse il fratellino, per accompagnarlo chissa' dove. Qui i ragazzi si tengono per mano,e' bello pensare che non siano arrivati anche qui i condizionamenti di una cultura occidentale tanto ostentatamente aperta su certe cose quanto tristemente ostile alla libera manifestazione di sentimenti come l'amicizia. I Fratelli qui non si preoccupano solo di garantire la scuola ma si stanno impegnando anche affinche' i bambini, non solo della St. James (la scuola dei Fratelli, n.d.r.), possano fare i compiti quanto meno con un po' di luce elettrica. Qualche sera fa il direttore della scuola Brother Samy e il responsabile del progetto Brother Alex ci hanno accompagnato in un giro per questi "doposcuola di villaggio". Fa strano pensare come in Italia ci lamentiamo, io per primo, perche' non abbiamo voglia di studiare e qui invece in uno di questi posti si studia per terra all'aperto alla luce di un solo faro che di certo non garantisce alle ultime file una valida illuminazione.

P.S: Ci tengo a precisare che, dopo aver ripetutamente chiesto per tutto il viaggio in aereo di poter fare il viaggio dall'aeroporto a Suranam in jeep, quando siamo atterrati per noi c'era proprio una jeep bianca con un adesivo di La Salle lungo tutto il vetro frontale. Solo un caso?

1 commento:

Unknown ha detto...

Cari,
un saluto affettuoso da chi è rimasta a casa, in una aria che è liquida qui pure, ma senza tutto ciò che vivete voi.

Enrico, ti abbraccio forte,